Bizaf
Marrakech …
Un luogo magico, carico di contraddizioni!
Un aeroporto modernissimo, costruito ai margini del deserto.
Una metropoli caotica, col traffico di Milano, ma con mille cavalli che trainano calessi in mezzo alle automobili.
Ragazze in jeans e col rossetto che passeggiano assieme a donne che hanno solo gli occhi scoperti, e indossano guanti per celare le mani.
Botteghe di riparazione di cellulari e di computer aprono la vetrina accanto a laboratori di falegnameria in cui vecchi artigiani operano miracoli d’intaglio e di intarsio.
Ai margini della città, una immensa piscina, una pescaia, resta celata tra le dune all’interno d’un giardino d’aranci e di limoni; si racconta che da secoli riceva acqua dai monti dell’Atlante grazie ad un acquedotto lungo cento chilometri.
Si resta a bocca aperta, rapiti dallo stupore.
Al mercato, tra turisti spaesati e mercanti che offrono di tutto, mi perdo tra montagne di spezie profumate, polveri dai cento colori, cappe, e mantelli variopinti di lana, veli che paiono fatti di seta sottile come ragnatele, e poi ancora argento e rame lavorati in filigrana, o battuti a martello, ed ancora tappeti e tutto quel che si può creare con la pelle di chissà quale animale africano.
Si compera di tutto al mercato di Marrakech, che è grande come mezza città; ma si deve contrattare. Se non lo fai, il venditore s’offende, e quasi si estranea, brontolando.
Mi è però bastato un giorno per imparare le solite frasi usate dagli acquirenti locali; sei esoso! … Mi cavi il cibo di bocca! … Cosa racconto a mia moglie? … Qua al Souk, con te, finisco per affamare i miei figli …
Non offendermi - rideva in risposta il mercante - per mille dirham ti vendo tutto … è bizaf, è tanta roba, tanta davvero!
Per cento di quelle monete ho finito per comperare una cartella.
Ero felice per l’acquisto: era ben fatta, robusta, indistruttibile, di pelle morbida e piacevole al tocco, d’un colore testa di moro lucente che bene si inquadrava col luogo e il colore di molta della gente che lo frequentava.
Solo a Padova scoprii che il mio acquisto puzzava di cammello! Nella valigia in cui l’avevo sistemata, la borsa aveva appestato ogni cosa. Ho rischiato il divorzio!
Dovetti tenerla appesa al muro, fuori casa, per un paio d’anni, spruzzandola di frequente con essenza di menta. Il colore perse lucentezza, ma recuperai la cartella, che ancora oggi metto a tracolla rinnovando la nostalgia per Marrakech.
Bizaf! Nostalgia a bizzeffe, mi vien da dire, ricordando ancora il mercante sorridente che, contrattando pochi euro, aveva quasi affamato la mia famiglia!
Franco
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