Memoria


Apelle figlio di Apollo / fece una palla di pelle di pollo / … tutti i pesci vennero a galla / per vedere la gran palla / di pelle di pollo / fatta da Apelle figlio di Apollo …

Ho memoria di aver ascoltato per la prima volta questa filastrocca recitata dal papà, che mi teneva tranquillo dondolandomi sulle sue ginocchia. 

Ricordo poi che Dario ed io  la si ripeteva a gara, come fosse uno scioglilingua, rincorrendoci tra i campi e i prati di Villabalzana.

Molti anni più tardi scoprii chi era questo fantomatico Apelle. Me lo fece intendere, al Liceo, il professore di storia dell’arte: forse con un pizzico di ironia, a lezione disse che Apelle fu l’unico artista a conquistare fama imperitura pur non avendo lasciato ai posteri alcuna sua opera! Leggendo tra i libri dello studio del papà, scoprii che Apelle era stato il sommo pittore greco, ideatore, tra l’altro, della tecnica dell’affresco; le sue opere, però, erano letteralmente finite in polvere.

A lezione ne parlò anche il professore di greco e di latino. Ricordo una citazione che il professore riportava spesso in aula per stimolarci al continuo esercizio con le due lingue del passato: Nulla dies sine linea … non passi giorno senza esercizio. Cercando tra i libri scoprii ancora non solo la tenacia di Apelle nell’esercizio quotidiano della sua arte, ma anche l’ammirazione che per l’artista nutriva Plinio il Vecchio, che ad Apelle dedicò molti passaggi del XXXV libro della sua opera fondamentale, Naturalis Historia.

È di questi giorni l’ultimo battibecco che si consuma quasi quotidianamente, appena alzati dal letto, mentre si affronta la prima colazione. Io leggo il giornale, e così da sempre mi rovino la digestione. Lei, più saggiamente, si dedica ad una curiosa finezza letteraria: Una parola al giorno … una pagina culturale dedicata alla comprensione delle basi della nostra lingua.

Se ne è uscita con quello che ho inteso essere un aforisma: Sutor, ne ultra crepidam! Calzolaio, fermati ai sandali! L’ho guardata perplesso, attendendo il seguito di una punzecchiatura. Immaginavo che volesse dire che parlo troppo, a sproposito, di cose di cui non m’intendo. 

Ero pronto ad una nuova battaglia … ma stavolta la sua era solo ammirazione per un termine che mai prima aveva sentito: Ultracrepidario: chi si pronuncia su cose di cui non s’intende! Pensa un pò, mi ha chiarito, è una parola adottata anche dagli inglesi (ultracrepidarian), ma che ci viene direttamente dal latino, quello di Plinio … pensa, è recuperata da un aneddoto su Apelle, che pronunciò questa frase indispettito per un improprio commento di un ciabattino su una delle sue opere.


Franco


Botticelli: dipinto eseguito sull’antica descrizione di un’opera di Apelle: La calunnia




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