La via del Supramonte

1 - Montes


Ho un ricordo piuttosto “sfilacciato” del mio primo contatto col Supramonte. 

Ci arrivai da Orgosolo, percorrendo, buona parte in salita, una quindicina di chilometri di strade bianche, cariate, sassose, caricato, assieme a Beppe, su di una spartana Campagnola, tra borse e valige; eravamo davvero gli assistenti del Professore, incaricati della cura … dei bagagli. Davanti a noi si arrampicava veloce uno splendido Land Rover dei Forestali; a bordo c’erano Susmel e il Generale, cioè il Capo di tutto, lì in Sardegna.

Ci fermammo a Funtanabona dove, contro la caserma dei Forestali e dei Carabinieri,  terminava la strada. 

Pensai a Fort Apache, l’avamposto dei visi pallidi nei primi film western, con le Giacche Blu asserragliate dietro alte mura erette a difesa della civiltà: al di là si apriva un mondo sconosciuto, selvaggio e pericoloso: in questo caso una fitta foresta di lecci, destinata ad essere il nostro campo di ricerca. 

Guardandomi intorno mi sentii per un attimo felice; fino a quel momento avevo solo rimuginato sul viaggio, che era stato lungo e faticoso, impegnato a trascinare bagagli fino all’aeroporto di Bologna, poi nelle auto di servizio che, dall’aeroporto di Cagliari, ci avevano portato dal Generale, e poi via verso Nuoro e di lì ad Orgosolo e poi su, a Funtanabona. 

Ma la selva che intuivo davanti a me ora compensava fatica e disagio. 

Tutti lì la chiamavano la Foresta di Montes.

Mi accorsi che i forestali di Fort Apache mi stavano studiando, borbottando in disparte. Andai a presentarmi per quello che ero: un ragazzino al servizio dei capi, cioè l’ultima ruota del carro. Parole inutili: avevano già inteso qual era la mia condizione nel gruppo. 

Capii che si chiedevano solo se su al Nord, a Padova, fossero tutti alti e secchi come ginepri. 

E poi volevano capire dove si dovesse andare dentro la foresta, quella mattina. 

Io non lo sapevo … speravo che me lo dicessero loro. 

Lo sapeva solo il Generale, che sul Land Rover guidò una carovana di fuoristrada lungo una pista che si intuiva zigzagare tra gli alberi fitti della Foresta di Montes: strada da capre, davvero. 

Così, dopo mezz’ora, con la schiena spezzata, scoprii dove avrei dovuto condurre le mie ricerche: nel mezzo del nulla! 

Per un attimo, vacillò il mio entusiasmo. 

Sperai solo che non vacillasse anche il mio matrimonio, fresco di … di quasi cinque mesi. 

Nonostante i miei sforzi, il capo non lo aveva ancora digerito.


Franco


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