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  Seme Parlo spesso a persone che solo io riesco a vedere, e a sentire. Non è follia: è solo desiderio di mantenere un legame con chi ho amato e che ora non c’è più. Così mi trovo a chiedere alla mamma di ripetermi i suoi racconti sul Brasile, e al papà se ha la pazienza di spiegarmi qualcosa sui differenziali, o sugli integrali, come se ancora avessi da superare una interrogazione.   E poi c’è la Gemma, e Fernando, che dovrebbero aggiornarmi ogni fine inverno od ogni primavera su come prendermi cura delle viti o degli ortaggi che mi ostino a coltivare in un angolo del giardino. Mille cose mi riportano alla mente i miei cari: le seggiole da sistemare, o la falciatrice che non parte … ed ecco Pier Lorenzo che mi rimbrotta, e le mie sorelle quando mi torna in mente Villabalzana e la lavanda che potavano ogni fine estate … Oggetti e pensieri che si trasformano in veicoli magici che mi portano a spasso nel tempo. Oggi, a Ronzone, Lucio è tornato dall’orto tenendo una piccola mela ...
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  San Lorenzo C’era una panchina a lato della strada che porta al bosco, a Ronzone. Allora, forse 40 o 50 anni fa, le strade erano ancora quasi tutte bianche e non c’erano lampioni per rendere sicuri i passi di chi osava muoversi di notte. La sera del dieci agosto di quell’anno le nostre due famiglie, i Viola di sopra e quelli di sotto, come allora si diceva, avevano deciso di salire fino a quella panchina. Avevamo portato un plaid , per scaldarci le ginocchia, e c’eravamo seduti a guardare il cielo per contare le stelle cadenti. Era buio, davvero; nemmeno il paese, sotto di noi, riusciva a schiarire la notte coi suoi pochi lampioni e con le finestre delle case illuminate.   San Lorenzo. Allora la sera si consumava così, a raccontarci le solite faccende di casa, e a contare le stelle. Le stelle cadenti. Ogni tanto una scia luminosa, e il grido “ eccola ”. Il fortunato che aveva veduto quel lampo di luce accresceva la lista dei suoi desideri. Gli altri moltiplicavano l’attenzio...
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Caneco Mi manca l’animo per gettarlo. Ormai la plastica è ingiallita e il disegno che ne ornava la superficie se ne è quasi del tutto andato.   Immagino sia diventato fragilissimo, incapace di sostenere anche l’urto di una caduta. Insomma, non è quasi più utilizzabile, è cioè pressoché inutile. Ma l’ha comperato la mia mamma, forse negli anni sessanta. Lo usava ogni giorno in cucina: le serviva a misurare le dosi di acqua e farina. Alla Gemma serviva invece per annaffiare i gerani: è la quantità giusta per tre vasi - diceva - e poi ha il beccuccio e a terra non finisce neanche una goccia.   L’ho ritrovato in sgabuzzino in montagna, a Ronzone. Anche la Gemma non l’ha più ritenuto adeguato per portarlo con sé a Vicenza. L’ho ereditato io, e mi guardo bene dal buttarlo. Mi racconta delle persone che mi hanno cresciuto ed amato. A toccarlo mi pare di sentirne ancora la voce e le carezze. Lo tengo in mano e rido. È un banalissimo bricco da cucina, qualcuno direbbe che è una caraffa...
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Luoghi comuni Odio i luoghi comuni. Mi danno fastidio. In essi colgo la rinuncia all’originalità d’espressione, o della autonoma capacità di pensiero. Per esprimere un’idea, o una valutazione, ci si deve affidare al pensiero d’altri? Passino i proverbi, accettati come saggezza dei popoli … ma anche questo è un luogo comune. Ora va di moda Leon Tolstoj, che fa dire ad Anna Karenina: tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. È vero? Non lo so, forse non vale nemmeno per la felicità, che per me sempre si colora di mille sfumature. Ma Tolstoj è Tolstoj, e nessuno si sente di criticare. Mi sono fermato a studiare la porta d’ingresso d’un ricco palazzo nel più popoloso paese dell’Alta Valle di Non. La porta non sembra antica, anche se i rilievi che la ornano lo farebbero pensare. Vi spiccano quattro formelle scolpite nel legno, e tutte sono ornate con tralci d’uva, che simboleggiano l’abbondanza, la ricchezza. La casa è certamente di fattura ricca, e...
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  Streghe 6 luglio. Ci siamo lasciati alle spalle l’afa della pianura.   In valle il cielo era ancora luminoso, ma stava ingrigendo coprendosi di lacerti di nubi sbrindellate dal vento. Poi il buio, quasi improvviso, e un muro di pioggia, fitta, violenta, che ci ha nascosto la strada. A passo d’uomo siamo arrivati fin casa; lì le nubi hanno nuovamente ceduto all’azzurro qualche rapido spiraglio.   Il pensiero è andato all’autunno, ed ho subito cercato un maglione.   Però non ho acceso il fuoco nel fornello. Non è inverno … - non accendere! - ha brontolato lei all’ idea di scaldar casa nel pieno dell’estate.   Non era di sicuro tornato l’inverno, però il mattino ci ha donato la vista dei monti imbiancati.   Siamo venuti a trovare il fresco: ecco qua quel che cercavamo - le ho risposto, con una notte di ritardo, rabbrividendo davanti alla finestra aperta. - Non è mai stato così … non ho mai visto la neve a metà luglio! - ho continuato quasi brontolando. Non è...
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Cittadinanza 21 giugno. Di notte mi è arrivato un messaggio da Montreal.   Mi allarmo sempre quando il trillo del cellulare mi strappa dal sonno: lì per lì penso che sia capitato un accidente a qualcuno. Mi sono subito tranquillizzato: era solo arrivata una fotografia.   Ricordavo che uno dei miei nipotini d’oltreoceano era stato inserito in una squadra di baseball e doveva affrontare la sua prima partita. Una foto ci poteva stare. Ho sorriso nel buio: pattini e stick d’inverno, mazza e guantone d’estate: in questi sport c’è tutto lo spirito americano … anche del Canada, il Paese dove vive un pezzo della mia famiglia. Riesco ad accendere il cellulare. La foto non riguarda le performances sportive di Alex o di Leo, ma dimostra che il loro papà sta studiando per ottenere anche la cittadinanza canadese. Come? Documentandosi sulla geografia fisica e politica di quel Paese! Quali sono le provincie del Canada? E quali ne sono i capoluoghi? - borbotto leggendo una tabella. Io avrei...
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  Onomastico Che rabbia! Mio fratello aveva due onomastici! Prima Pietro, il ventinove di giugno, e poi Lorenzo, con le stelle cadenti, il dieci di agosto.   Due onomastici valgono due feste, con la torta fatta dalla mamma, e magari anche due regali. Piccoli, d’accordo, un onomastico non è poi una grande ricorrenza, ma anche se la festa è poco importante, si può gustare l’attesa d’un regalino, e poi la sorpresa. Io avevo un solo nome e nemmeno un onomastico perché, sul calendario, di Santi di nome Franco non ne avevo mai trovati! Avrei dovuto accontentarmi di san Francesco, che mai nessuno avrebbe storpiato in Franco … oppure della festa di Ognissanti , che però mi pareva un onomastico tirato un po’ per i capelli. Poi nessuno mai aveva pensato di farmi gli auguri in quel giorno, il primo di novembre, o di cuocere una torta per me o di portarmi un regalino; anche se piccolo piccolo … mi avrebbe fatto piacere. Avevo quindici anni: mi capitò a Cortina, durante una bella camminata...