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  Atlante Forse ne aveva favoleggiato già il maestro Lucio, alle elementari.   Di sicuro alle medie avevo studiato che erano tra le montagne più importanti della Terra.   Altissimi, barriera contro i venti dell’oceano, creavano il deserto dietro a sé.   I monti dell’Atlante mi erano rimasti impressi nella mente, e nel cuore.   Mitici, come il loro nome, quello del Titano condannato a reggere la volta del cielo sulle proprie spalle. Mostrandogli la testa di Medusa, fu Perseo a pietrificare Atlante, che divenne la catena di monti di fronte all’oceano. A differenza dei venti, pur se a fatica, ho superato la catena dell’Atlante attraverso un valico posto a 2400 metri, come il passo Pordoi. Ricordo ancora il freddo birbone, e la vista mozzafiato che da un lato spaziava fino al blu dell’oceano e, dall’altro lato, verso l’oro sconfinato del deserto sassoso del Sahara. Salendo verso il valico mi stupivo per i colori delle rocce, una tavolozza in cui si stemperavano cent...
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  Bizaf Marrakech … Un luogo magico, carico di contraddizioni! Un aeroporto modernissimo, costruito ai margini del deserto.   Una metropoli caotica, col traffico di Milano, ma con mille cavalli che trainano calessi in mezzo alle automobili. Ragazze in jeans e col rossetto che passeggiano assieme a donne che hanno solo gli occhi scoperti, e indossano guanti per celare le mani. Botteghe di riparazione di cellulari e di computer aprono la vetrina accanto a laboratori di falegnameria in cui vecchi artigiani operano miracoli d’intaglio e di intarsio. Ai margini della città, una immensa piscina, una pescaia , resta celata tra le dune all’interno d’un giardino d’aranci e di limoni; si racconta che da secoli riceva acqua dai monti dell’Atlante grazie ad un acquedotto lungo cento chilometri.   Si resta a bocca aperta, rapiti dallo stupore.   Al mercato, tra turisti spaesati e mercanti che offrono di tutto, mi perdo tra montagne di spezie profumate, polveri dai cento colori, c...
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Enigmi Sta leggendo un libro impossibile .  No, sbaglio, sta affrontando un libro impossibile . Enigmi. Enigmi letterari. Io sto invece tentando di leggere il giornale, a modo mio. A fine pomeriggio sfoglio anche le pagine di sport , cioè dò uno sguardo agli aggiornamenti su quanto è accaduto nella giornata, dagli sci al pallone, dai motori all’atletica. È domenica sera: non resta molto altro da leggere sul giornale! Quale libro comincia con queste parole ? È quasi un bisbiglio, ma mi fa perdere il filo di quanto sto leggendo. Poco male … non c’è molto filo in un articolo di motociclismo.   Comunque sia, una interruzione è sempre fastidiosa. Tengo la considerazione per me e riporto subito gli occhi sulla pagina del giornale … dove ero arrivato? … ah, ecco qua …   Zambrino : Ubaldo … udisti? Quale libro comincia così ? Ubaldo? Mi viene in mente un collega di medicina che portava quel nome.   Il motociclismo ormai se ne è andato, collocato a forza nel ripostiglio dell...
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  Profumi Quando la mamma cominciò a patire del suo male, le passeggiate le divennero difficili, e dolorose.   Fino all’ultimo, però, non rinunciò ad affrontare le strade intorno alla casa di Villabalzana: era la terra dei suoi ricordi, dove aveva trascorso la giovinezza e allevato i suoi ragazzi, anche durante gli anni duri della guerra.   Mai avrebbe rinunciato a rinfrescare la memoria di quel suo passato. Tra le mete preferite c’era il capitello che s’incontrava lungo la dura strada in salita che attraversava il bosco fino ad arrivare alla chiesa. Non la si percorreva mai per andare alla messa: il papà diceva che andare in chiesa per quel cammino era come far penitenza prima di commettere un peccato.   Ma alla mamma piaceva attraversare il bosco, a dispetto della salita e dei sassi che rendevano insicura la passeggiata.   Senti che profumo di carpanotti ! - esclamava ogni tanto fiutando l’aria; -   dai Franco, corri dentro nel bosco a guardare. Il profum...
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  Chimica Chissà per quale motivo mi venne in mente di chiedere l’ internato di laurea presso l’Istituto di Chimica collegato alla mia Facoltà.   Venni accettato, anche se ero iscritto a quel nuovo corso di studi che proprio non era amato dai docenti di quell’Istituto. Ricordo quei lunghi mesi di lavoro come se fossero stati d’espiazione di un peccato commesso chissà come, chissà quando. Ad esempio, gli orari degli esperimenti venivano fissati all’inizio della settimana; spesso toccava a me avviare le prove al mattino, molto presto, ben prima dell’alba; altrettanto spesso esse terminavano a notte fonda, quando tutti i miei compagni, finito di studiare, già erano immersi nel sonno più profondo. Perché capitava propio a me? I protocolli vanno rispettati con assoluta precisione, al decimillesimo di grammo, al centesimo di millilitro, al millesimo di secondo! - tuonava il responsabile del laboratorio, e io coglievo nel viso del professore un segno beffardo … sta il fatto che le ...
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  Pesche Nel quindicinale viaggio tra Padova e Trento avevo dovuto deviare dal solito percorso per fare tappa a Villabalzana.   Nella minuscola Cinquecento, stipata del nostro bagaglio, era salito anche Carlo, mio futuro cognato. Prima di ripartire verso Trento, avevo proposto ai miei compagni di viaggio di tardare un attimo: desideravo scendere nei campi dove di sicuro stavano maturando le pesche.   Voglio portarne alla mamma, che le adora … sono dolcissime, squisite - avevo spiegato. Carlo aveva fretta, e quella perdita di tempo per raccogliere un po’ di frutta dovette proprio indisporlo. Fanno schifo - se ne uscì in tono acido, impiegando un’espressione colorita che non posso riportare - sono nòccioli rivestiti di buccia pelosa! A sentire quelle parole ci stetti malissimo.   Per me, da sempre, fin da quando sono stato in grado di rosicchiare la frutta del monte, quelle mie pesche raccolte calde di sole dagli alberelli nei campi, tra le vigne, erano le migliori de...
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Giroscopio Avevo quattro anni? Sarebbe stato il Natale del 1950, oppure la Befana del ’51, cioè due settimane più tardi. Mi avevano regalato una trottola ; me la ricordo enorme, coloratissima, rumorosa . Uno spettacolo! Spingevo sul pomello collegato a una lunga “vite” che entrava senza fatica dentro la trottola, che era di latta ; la manovravo due-tre volte per farla girare sempre più velocemente. Alcuni fori aperti tutto intorno a quella sfera colorata e un po’ schiacciata, dotati di una linguetta che vibrava sotto la spinta dell’aria, facevano fischiare il mio giocattolo: un sibilo acuto che faceva impazzire tutti in casa. A me invece piaceva tantissimo.   - Pare l’allarme del tempo di guerra - brontolava la Gemma - quando stavano per arrivare gli aerei inglesi o americani a bombardare.   Al ricordo, ancora recente, la mamma faceva il segno della Croce. Mio fratello Pierlorenzo si era lanciato in spiegazioni tecniche, partendo da lontano, cioè dal principio del giroscopio...