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Venti grammi Era rimasta con la mano a mezz’aria, la bocca aperta, la parola spezzata a metà. M’ero fermato anch’io, perplesso per quell’interruzione improvvisa di cui non capivo il perché. Guarda … - si scosse - qua ci sono quarant’anni di lavoro … Nascosta tra cianfrusaglie portate dal Dipartimento quando era andata in pensione, spuntava una chiavetta rivestita di gomma rossa. Gliela avevo procurata perché vi potesse sistemare, a modo suo, le presentazioni dei suoi corsi di Anatomia, da quelli per gli studenti del primo e del secondo anno di Medicina, fino a quelli per i medici delle Scuole di Specialità. Mi pentii subito della stupida battuta che m’era scappata di bocca. Pensa - avevo detto - quarant’anni di lavoro, ma di lavoro leggero, direi … sono si e no venti grammi di chiavetta ! Non s’era incavolata, come sempre faceva alle mie uscite nello stile di Groucho Marx. Si era solo incupita, pensando ad altro. È diventata vecchia anche lei … guarda, la gomma ora è rigida, e si sta...
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Spreco Ah … una volta …! Era sempre così; qualcuno scuoteva la testa e rimproverava qualcun altro per un comportamento che gli sembrava inconcepibile. I tempi cambiano - sarebbe stata la risposta da dare - ora c’è l’elettricità, abbiamo l’acqua corrente, troviamo medicine per ogni emergenza. Ed invece i vecchi continuavano con la solita solfa , ad esempio: ai miei tempi dovevo rompere il ghiaccio col martello per lavarmi, tu, che hai il rubinetto con acqua calda e fredda, vai in giro col collo nero e puzzi di sudore! Il papà aveva ragione sia per il colore del collo, sia per la puzza, specie a Villabalzana, ma l’idea del ghiaccio nel lavandino mi faceva un po’ ridere, non potevo crederci. La Gemma aveva invece un atteggiamento diverso: lei non capiva il cosiddetto progresso , ma spesso ne apprezzava i vantaggi. Evviva la lavatrice! - sosteneva una volta superata la paura della macchina che sibilava in centrifuga e si muoveva autonomamente per la stanza. Oppure diceva, quasi in preghier...
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Alpacca Era una specie di canovaccio di garza, sottile, ma a trama molto fitta e dunque robusto. Serviva a cuocere il piatto che, da bambino, adoravo più d’ogni altro: il polpettone ! Già a guardare la mamma e la Gemma che, a turno, amalgamavano gli ingredienti dentro la grande terrina bianca adibita solo a quella funzione, a me veniva l’acquolina in bocca. Impastavano a lungo, usando solo le mani, e per tutta la casa si spandeva il profumo della carne macinata, del grana, delle uova e della cipolla, col velo di noce moscata che la mamma faceva piovere sull’impasto usando una minuscola grattugia.   L’impasto deve stare insieme - sussurrava la mamma, provando col dito la coerenza di quel bendidio aggiungendo, all’occorrenza, anche pan grattato .   Si avvicinava il momento del rito del canovaccio di garza. Il contenuto della terrina veniva rovesciato sulla tavola di marmo per esservi modellato rotolandolo delicatamente con le mani fino a dargli la forma di una grossa sopressa...
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  Errante Anche nel Vocabolario Treccani il mio caso è collocato all’ultimo posto: davanti ci stanno altre quattro accezioni, o diverse sfumature di significato, comprese quelle pesantissime di natura zoologica o geologica.   Leggendo il Gotha dei vocabolari della nostra lingua, ho scoperto che vi sono laghi e fiumi che cambiano continuamente forma, posizione o corso perché il terreno che ne accoglie le acque è incoerente, e anche il vento ne può rapidamente mutare la conformazione. Un lago errante l’avete mai veduto? Ci sono Anellidi policheti che vivono liberi in ambiente marino, e sono in balìa delle correnti: quale nome migliore per loro se non Errantia ? Cioè, sono in perenne spostamento … forse meglio dire ondeggiamento. Le restanti accezioni mi riportano a Leopardi: quante volte mi sono rattristato leggendo il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia ? Infinite volte, mi verrebbe da dire, rammentando però solo i primi versi del canto del poeta dedicati all’in...
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Rondini È quasi mezzogiorno e ho cento cose da concludere prima del pranzo. Ma sono in attesa del mio turno in un ufficio comunale che gestisce l’asporto rifiuti.   L’attesa non giova all’umore. Però sono in un palazzo antico e dalla finestra posso ammirarne la struttura. Vedo le travi restaurate che reggono lo spiovente del tetto: bellissime, ma … - qualche cosa devo pur criticare in quel palazzo cinquecentesco che mi sta tenendo prigioniero. Vedo il segno lasciato da un nido di rondini che immagino sia stato staccato con un palo, forse proprio dalla finestra da cui sto guardando. Ma come si può cacciare di casa le rondini? Danno allegria, e portano fortuna! Lo diceva anche la mamma, che pure brontolava per lo sporco che le rondini lasciavano cadere a terra, nel cortiletto davanti alla porta di casa, a Villabalzana. Brontolava anche la Gemma, che per lavare quello sporco doveva attingere l’acqua alla fontana. Ma poi tutta la famiglia restava incantata ad ammirare il volo delle ro...
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Costumi Una signora, a pochi passi da me, sta abbrustolendosi al sole, la sdraio incastrata tra i candidi scogli di calcare. Io ho invece sistemato la mia sdraio per avere la piena protezione dell’ombrellone, anche se la mia pelle è ormai abbronzata dal sole cocente della Grecia.  Attraverso le palpebre socchiuse vedo che la signora ha la pelle chiarissima, e nessun timore di scottarsi. Anzi, s’è tolta di dosso anche quel poco che le copriva il seno. Sorrido al ricordo delle mie sorelle, al Lido di Venezia, dove una vita fa si andava in vacanza, ospiti dei nostri cugini.  Le ragazze indossavano costumi interi, ed avevano il terrore di bruciarsi la pelle delle gambe e delle spalle. Ogni tanto la mamma e la zia le richiamavano sotto il telo che dava ombra ai lettini, oppure le facevano sedere sulle sdraio sistemate nel pathio del capanno. Allora non c’era altra protezione, se non i tendalini o gli ombrelloni aperti sulla sabbia davanti ai capanni. Poi, la sera, c’era il borota...
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  Seme Parlo spesso a persone che solo io riesco a vedere, e a sentire. Non è follia: è solo desiderio di mantenere un legame con chi ho amato e che ora non c’è più. Così mi trovo a chiedere alla mamma di ripetermi i suoi racconti sul Brasile, e al papà se ha la pazienza di spiegarmi qualcosa sui differenziali, o sugli integrali, come se ancora avessi da superare una interrogazione.   E poi c’è la Gemma, e Fernando, che dovrebbero aggiornarmi ogni fine inverno od ogni primavera su come prendermi cura delle viti o degli ortaggi che mi ostino a coltivare in un angolo del giardino. Mille cose mi riportano alla mente i miei cari: le seggiole da sistemare, o la falciatrice che non parte … ed ecco Pier Lorenzo che mi rimbrotta, e le mie sorelle quando mi torna in mente Villabalzana e la lavanda che potavano ogni fine estate … Oggetti e pensieri che si trasformano in veicoli magici che mi portano a spasso nel tempo. Oggi, a Ronzone, Lucio è tornato dall’orto tenendo una piccola mela ...