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Visualizzazione dei post da aprile, 2024
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  Marzemina La mamma mi sgridava quando mi vedeva in piedi sull’esile ringhiera del poggiolo di Villabalzana. Scivoli e cadi di sotto - ripeteva in continuazione - vuoi farti male? Domanda sciocca - pensavo - come può immaginare che io mi voglia far male?   Così continuavo a salire sul ferro sottile della ringhiera, aggrappandomi con forza ad uno dei tre montanti che reggevano la pergola di uva Marzemina. Appena la mamma si girava dall’altra parte, staccavo le mani dal montante e facevo un passo tenendomi in equilibrio coi piedi sul corrimano e con le braccia bene aperte.   Così, con un solo passo veloce, raggiungevo l’altro montante, e una nuova sicurezza.   Perché lo fai? - mi chiese il papà - dai, vieni giù da lì! Non sapevo cosa ribattere … anche se avevo pronte molte possibili risposte: perché mi emoziona farlo … perché lo fanno anche Dario e Danilo … perché voglio vedere se ci riesco anche oggi, come ho fatto ieri e anche ieri l’altro …   Invece me ne stavo zitto e, obbediente,
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Pianta Angelica Sono più di sessant’anni che ho lasciato Vicenza. Ormai ci vado raramente: per il giorno dei Morti è d’obbligo un saluto alla mamma e al papà, e a quanti riposano accanto a loro. Subito dopo faccio sempre quattro passi per il centro e lì mi travolge una tempesta di ricordi.   Fino a qualche anno fa ho frequentato l’Accademia Olimpica, ma, dal tempo dell’accidente che mi ha colpito al cuore, diserto le riunioni dei soci.   Andavo anche a salutare mio fratello, e mia cognata, che abitavano nella nostra vecchia grande casa. Un ribollire della memoria: lì è passato un bel po’ della mia vita. Anche se i legami con Vicenza si stanno dissolvendo, per me è un’emozione fortissima scoprire qualche immagine della città, o qualche scritto che ne tratta.   Sto ora ammirando la Carta Angelica , un’immagine prospettica della città disegnata a penna e ad inchiostro nel 1579. Il disegno originale venne commissionato dalla Serenissima, i cui governanti, l’anno successivo, ne fecero esegu
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  Minerva Ne parlarono a lungo, in casa. La mamma col papà, la sera, prima d’andare in letto.   Ascoltai le mie sorelle e mio fratello Pierlorenzo, che se ne intendeva, mentre ne discutevano in studio, invece di fare i compiti. Ne sentii chiacchierare anche la Gemma, con un gruppo di signore nella bottega di saponi sotto casa nostra.   Insomma, la televisione stava diventando argomento di discussione, e di desiderio.   L’hanno comperata anche Arrigo e Ity! - esclamò la mamma alla fine di una telefonata.   Quelli sono pieni di soldi … rispose laconico il papà. Ormai ne avevano una quasi tutti i bar. Serviva a tenere i clienti, che, soprattutto il giovedì sera, andavano in cerca dei locali in cui si poteva vedere Lascia o Raddoppia .   Lo aveva fatto anche il Parroco che, accanto all’oratorio, gestiva un cinema: proiezioni il sabato e la domenica, ma anche il giovedì, che era la sera di Mike Buongiorno! E la gente aveva cominciato a disertare la proiezione del film per andare al bar. Ma
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MP1 So poco, quasi nulla, di questa macchina da scrivere di nonno Giulio.   È il modello MP1 della Olivetti, progettata da Levi, un genio della meccanica, e disegnata da Magnelli, nel 1932. Aveva una custodia di compensato, coperta di finta pelle nera, come di lucertola. Una sciccheria! So che Giulio amava quella sua macchina, che fu la prima portatile della Olivetti. Credo che se la sia portata in Africa, da dove miracolosamente riuscì a riportarla a casa, dopo la prigionia, sistemata nella sua cassa da medico militare, che gli fu restituita dagli inglesi. È sempre stata in bella vista nello studio del nonno. Lì l’ho veduta anch’io, e ne restai affascinato per la robustezza, l’eleganza, lo stile veramente italiano. Era di colore rosso, come le Alfa sportive, o le Ferrari , Mi trasmetteva orgoglio quello strumento di scrittura; posso immaginare Giulio che lo difendeva dagli Inglesi che, alla fine, gliela concessero in uso, pur avendolo privato di ogni altra cosa, anche di molti strum
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  Occhio Ero davvero piccolo quando il papà fece installare a casa la prima radio.   A dire il vero, la Gemma ricordava che ce n’era stata anche un’altra, che però era stata requisita durante la guerra per evitare che la gente potesse ascoltare, e diffondere, le notizie trasmesse da Radio Londra.   Inviavano messaggi per i partigiani - diceva - e anche per le spie paracadutate in montagna.   La Gemma bisbigliava queste cose con un filo di voce, come se fosse ancora pericoloso fare cenno ai partigiani e alle spie inglesi ed americane! L’OVRA c’è dappertutto - diceva - anche i muri hanno orecchi. Era una meraviglia quel nuovo apparecchio. Una Radio Allocchio Bacchini! Aveva esclamato il papà accendendola per la prima volta.   Restai stupefatto. Ricordavo che la mamma chiedeva spesso ai miei fratelli se l’uovo in tegamino lo volevano all’occhio . La nostra era forse una radio costruita con cura particolare? Risero tutti, e ci stetti malissimo. Il papà allora mi spiegò cosa fosse la sinton