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Visualizzazione dei post da giugno, 2025
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Lucciole Eleonora mi ha raccontato delle lucciole che le illuminavano il cammino ai margini del bosco, vicino a casa sua, a Villabalzana. Lanterne minuscole, ma sufficienti a lacerare l’oscurità che ancora oggi avvolge il monte, soprattutto quando non c’è luna e i versanti nascondono la pianura punteggiata di case e di paesi.   Mi ha preso la nostalgia. Settanta anni fa, dopo cena, noi bambini scappavamo di casa a cercare le lucciole. Le trovavamo negli angoli più scuri della corte.   Non era ancora arrivata l’elettricità, lassù in campagna, e il poco chiarore che usciva dalle case era quello delle lampade ad olio accese sui tavoli intorno ai quali le famiglie si riunivano a far filò, in attesa del sonno. Eccola … eccola … gridavamo noi quando scoprivamo un lumino lampeggiante in volo lungo la siepe, rasente il terreno. Altre volte la luce era fissa, nascosta tra le erbe.   Cercavamo di acchiappare tra le mani le lucciole in volo; quasi mai ci riuscivamo.   Ci si...
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L’adieu Inizio estate rovente! Il termometro che ho sistemato in giardino, all’ombra e all’altezza degli occhi, segna quasi trentasei gradi. Meglio stare in casa: qui il condizionatore mantiene anche l’umidità a livelli accettabili. Ho creato un po’ di penombra giocando con le tende e le tapparelle. Così posso sognare d’essere in montagna, nel bosco. Che misero sogno! … sento, lontani, i rumori della città; anche l’odore dell’aria è quello dell’asfalto reso molle dal sole … si mescola con quello delle auto che vanno … ma dove vanno? - mi chiedo buttandomi in poltrona. Resisto pochi minuti, e mi devo alzare per sfuggire all’abbraccio mortale della pelle rossa con cui è foderata.   Che errore la pelle - ho pensato - d’inverno, quando ho comperato la poltrona, non ho considerato la canicola dell’estate.   Da quella comoda  da riposo mi trasferisco allora sulla poltroncina Thonet, che ha la seduta di paglia di Vienna e il sottile schienale di legno di faggio piegato a vapor...
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  Una vita Ogni tanto sfoglio le cartelle in cui ho sistemato, un po’ in disordine, i miei ricordi di famiglia. Mi fermo spesso a studiare le fotografie. Quando le collocavo nella mia raccolta, annotavo i nomi, i luoghi e le date. Queste furono scattate nel 1939 e nell’anno successivo, al Lido di Jesolo, dove la mia famiglia andava a trascorrere un po’ di vacanza al mare.   Mi intenerisce guardare com’erano la mamma e il papà sei e sette anni prima che io venissi al mondo. E mi piace anche leggere le espressioni sul viso dei miei fratelli, che erano bambini sereni, pieni di vita e di voglia di giocare.   E poi … c’è anche la famiglia dello zio Gianni e della zia Maria, cui la mamma era legatissima; le loro figliole, Luisa e Gianna, erano quasi sorelle per Fernando, Pierlorenzo, Maria Luisa e Raffaella, i miei fratelli. Nel gruppo intravvedo anche zia Ada, altra cugina che la mia mamma adorava.   Avverto una stretta allo stomaco. Qualcosa non va?   Torno con la m...
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Femminelle A Napoli, detta al maschile, la parola significa tutta un’altra cosa. A Villabalzana, come ricordava Fernando, con quel nome si indicavano i getti da eliminare nelle piante di pomodoro.   A lasciarli, il fusto finisce col sostenere a fatica un groviglio di rami; qualcuno dà fiori, e poi a volte dona qualche pomodoro. Ma i rami sono troppi, e si fanno competizione, si danno ombra l’uno con l’altro, si rubano lo spazio disponibile e, soprattutto, si devono dividere l’acqua e i nutrimenti che le radici riescono a recuperare da terra.   Insomma, l’orto diventa un bosco improduttivo di piante verdi di pomodoro. Mio fratello scuoteva la testa guardando il nostro orto , quel misero pezzetto di terra che ci ostinavamo a coltivare davanti a casa.   Incapaci, siete incapaci , sembrava volesse dirci.   Poi, brontolando, passava tra le file di piantine e con le unghie recideva le femminelle . Lasciatele per terra, restituiranno in fretta quello che hanno mangiato. È b...
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  Virus Sono malato. Molto malato. Sono anni, ormai, che i sintomi della mia malattia sono evidenti a tutti, ma non a me. Ero bambino e in camera mia, ben nascosti in una scatola di medicine dismessa dalla mamma, avevo cominciato ad accumulare pennini .   Dapprima erano pennini spuntati, tutti diversi tra loro; poi presi a scendere dal tabaccaio sotto casa per poter mettere nella mia scatolina tutti quelli disponibili sul mercato. Pochi anni più tardi qualcuno si arricchì pubblicando figurine da incollare su appositi album . Contribuii di sicuro alla fortuna del signor Panini, il più noto tra gli editori di questo genere di virus che colpiva tutti i bimbi italiani. Passavo ore a fissare le mie raccolte … sempre dolorosamente costellate di spazi vuoti, incolmabili anche ricorrendo al quotidiano scambio coi compagni di scuola.   Ogni anno dovevo smettere la collezione per esaurimento delle mie risorse monetarie: se avessi potuto accumulare risparmi maggiori, li avrei cer...