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Visualizzazione dei post da novembre, 2023
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Fratelli Questa vecchia fotografia l'ha scattata il mio papà.  Oggi l’ho ricevuta da Carlo, il piccolino, a sinistra. Allora io avevo forse dieci o undici anni, non ricordo bene, ma ricordo quel momento: una   domenica di prima estate, e si era tutti pronti per andare a Messa.   I tre bambini sono i miei amici di Villabalzana. Sulla destra c’è Danilo, che tra le mani stringe un lungo ramo di more, ‘ na rusa si direbbe lassù. Aveva quasi la mia età e con lui passavo le giornate un po’ a giocare, molto più spesso sui campi dove era chiamato a dare una mano ai grandi. Io cercavo di dargli qualche aiuto, e per questo ancora me lo ricordo che cercava di spiegarmi come si doveva fare . Mi ha insegnato anche ad arrampicare sulla pertica, e sulla corda; a scuola non riuscivo nemmeno a staccarmi da terra! Poi c’è Carlo, sempre escluso dai nostri giochi, ed in mezzo c’è Annamaria, già un aiuto per la sua mamma nelle faccende di casa.   Sono passati settant’anni. Il tempo ci ha separati, io
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  Paura Ne avevamo a lungo parlato con Fabio un giorno in cui era tornato da Oxford dove era andato per preparare la sua tesi di laurea. Ci raccontò di una esperienza compiuta a Pinewood , l’ Hollywood inglese. Lì stanno studiando come si stimola la tensione e la paura … - ci diceva - ci sono aspetti psicologici che noi diamo per scontati, ma non è proprio così …   Alcune considerazioni di Fabio mi colpirono in modo particolare. Ricordo un passaggio su cui poi ho a lungo pensato e ripensato: ad esempio, un robot, dunque una macchina, fa paura e genera tanta più tensione, a parità di comportamento, quanto più gli vengono date forme e espressioni simili a quelli di tutti noi. All’opposto, piace, appare innocuo, ed anche simpatico, quando richiama, soprattutto se con una certa approssimazione, l’aspetto degli umani.   Fabio mi ha convinto. Al supermercato ho acquistato un colino, tra i molti altri disponibili, solo perché mi ricordava un bimbo cui sta spuntando il primo dentino. Mi è sem
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Paesaggio   Dei quadri, soprattutto di quelli antichi, studio sempre lo sfondo, a volte più attentamente di quanto non faccia con il soggetto che l’artista voleva ritrarre. Dallo sfondo si coglie il mondo di quel tempo, una vera testimonianza di come allora si lavorava e di come si viveva. Insomma, un pezzetto di storica quotidianità. Giambellino e Carpaccio sono stati maestri in questo. I loro dipinti mi hanno permesso di studiare come sia cambiato il paesaggio dal loro tempo fino ai giorni nostri. Vi propongo due splendidi esempi: quelli della campagna intorno a Feltre e quello della laguna di Venezia, attrezzata per la pesca con la tecnica della rimonta . Il mio papà amava la fotografia. Fissava immagini della famiglia, dei suoi ragazzi, della mamma o, al più, dei parenti che venivano a trovarci. Ho studiato con molta attenzione alcune foto scattate dal mio papà. Sono immagini che a volte portano indietro di ottanta, anche cent’anni, e per questo potrebbero essere un tesoro di infor
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  Scontissimi Cominciò un grande magazzino americano, nel 1924. Propose sconti eccezionali, da saldi di fine stagione, il giorno successivo alla festa del Ringraziamento. Fu un successo incredibile. L’anno dopo molti altri magazzini, e negozi, si associarono all’iniziativa. Ne patì anche il traffico, vista la massa inattesa di acquirenti che dai sobborghi e dalla campagna si riversava con ogni mezzo nelle città.   Il giorno in cui si proponevano gli sconti era venerdì; furono i poliziotti di Filadelfia, trovatisi in emergenza proprio per il traffico, a coniare il termine che oggi tutti conosciamo: black friday. Oggi c’è anche una folla di compratori compulsivi che si incolla al computer per scoprire in rete gli oggetti offerti con gli sconti maggiori, imperdibili. Tra essi ci sono anch’io. Forse dovrei rivolgermi ad uno psicologo in gamba, o forse a uno psichiatra, con la speranza che pongano rimedio alla mia ossessione di acquisto? Ecco qua, luci notturne multicolori per bambini tim
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  Reti Capita di rado … ma a volte succede. Stava scavando una fossa per cuocervi la calce e, a mezzo metro di profondità, trovò un tesoro: una pesante lastra di bronzo con una scritta latina. Un pezzo di storia risalente a più di diciotto secoli prima. La notizia della scoperta, avvenuta il 29 aprile del 1869 vicino a Cles, in Val di Non, già il giorno successivo occupava le prime pagine dei giornali trentini, accendendo discussioni pericolosamente irredentiste. Quale il motivo? Fuso nel bronzo in quella lastra si leggeva un editto firmato dall’imperatore Claudio, col quale Roma riconosceva alle genti di Anaunia la cittadinanza romana . Quei valligiani, gli Anauni, ritenevano di essere cittadini romani già da settant’anni, da quando cioè la città di Trento era divenuta Municipio dell’Impero. Claudio, verificato che “ gli abitanti della Val di Non e della Valle di Sole non sono genti di Retia, ma vivono in terra tridentina ”, considerato soprattutto che “ parecchi di loro fanno parte d
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Setter Lei non voleva un cane dentro casa.   Sporca, puzza, perde il pelo, diceva. Ma i ragazzi insistevano, ed io mi schierai con loro.   Così studiammo gli annunci sui giornali locali, e si trovò un signore, con casa dall’altra parte del mondo, che voleva disfarsi di un Setter : bianco e nero, genitori ottimi cacciatori. Era rimasto l’unico cucciolo invenduto. Nessuno lo voleva … era piccolo di corporatura e gracile di costituzione, eppure era esuberante, senza limiti, aveva l’argento vivo in corpo. Non obbedirà mai, dicevano i possibili acquirenti, non riconoscerà alcun padrone, non è un buon cane … Quasi ce lo regalarono, purché lo portassimo via.   Francesco se lo tenne sulle ginocchia per tutto il viaggio di ritorno; stretto tra le braccia, Argo, come già lo avevamo chiamato, fiutava il mondo col suo tartufo, nero, lucido, mobile come avesse vita propria. Lei ci aspettava sulla porta di casa.   Argo capì subito cosa doveva fare: volò, orecchie al vento, fin da lei e le si accocco
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Non è un post. Ma la locandina della presentazione del libro ad Arcugnano, paese di cui Villabalzana è frazione. Villabalzana è il luogo di cui scrivo nel libro. Scusate, ho ceduto all'emozione.
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  Tasselli Il papà aveva deciso di spostare nel suo studio un grande quadro che stava appeso in tinello. Avevo sentito che ne discutevano, lui e la mamma, come se fosse una decisione molto importante. Alla fine si misero d’accordo: avrebbero chiamato un muratore. Restai esterrefatto. Cosa c’entra un muratore col quadro da portare nello studio del papà? Bisognava forse sistemare l’intonaco della parete? Il muro non reggeva il peso del dipinto? Finii col chiedere se lo studio era troppo piccolo e se volevano spostare un muro per aumentarne lo spazio. Ma no - mi rispose ridendo il papà - faccio solo mettere il tassello per attaccarci il quadro …   Restai allibito. Mi vennero mille dubbi e decisi di seguire attentamente tutto il lavoro.   Il muratore spaccò il muro a colpi di mazza e scalpello, ricavando un buco che mi parve enorme. Valutò la forma e la dimensione dello scavo usando un pezzo di legno tagliato tutto sghembo, quasi come una piramide d’Egitto che avevo visto su di un giornale
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  Cascate Stupore, emozione. Non c’è volta che non provi questi sentimenti e che non resti lì imbambolato, a guardare e ad ascoltare, col respiro sospeso.   Sono nulla rispetto ad altre cascate ben più famose, ma queste hanno il fascino della montagna, dei ghiacciai, delle foreste e del granito durissimo e lucente. Hanno anche il fascino della Storia, quella della Grande Guerra.   Sono le cascate della Val Genova, del Nàrdis e del Lares. Tutto intorno aleggia il pulviscolo sottile d’acqua prodotto dallo scroscio. Non ci si fa caso, anzi, io vorrei andare ancor più vicino all’acqua che ribolle, quasi per sentirne la vibrazione, per cogliere l’istante in cui il getto si frantuma sulla pietra e diventa nebbia, che, tutto intorno, inzuppa ogni cosa.   Le cascate mi hanno sempre stregato. Sono la voce profonda della Natura che chiama, che mi vuole con sé. Fatico a resistere, a non fare un altro passo, ma poi mi accontento di riempirmi gli occhi di quel candore e di avvertire nel petto quell
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  Fiume Argo e Tea amano il sentiero lungo il fiume.   La sera non ci passa nessuno: è l’occasione per dare loro la libertà di correre nell’erba alta e di giocare a rimpiattino, tra gli alberi. Io cammino a passi lenti, e mi guardo intorno lasciandomi trascinare da pensieri arruffati, da sogni pazzi, quasi cedendo ad una immaginazione infantile.   Pensieri liberi, come le corse dei miei compagni di passeggiata. Mi fermo dove un pioppo, spezzato dal vento o dalla corrente, immerge i rami nell’acqua. In quel punto il fiume ha il colore della giada … giada liquida che gioca col pioppo, s’increspa, irrequieta, e s’avvolge, s’incava intorno ai rami. Diventano immagini magnetiche. Gli occhi non riescono a staccarsi, affascinati dal movimento dell’acqua e dal mescolìo dei colori, delle luci e delle ombre, riflessi del cielo che s’incupisce nella sera.   Ascolto il bisbiglio della corrente. È come un richiamo, una voce suadente; sembra sussurrare promesse. Mi attira quel richiamo del fiume; l’