Magia Sto guardando le migliaia di foto accatastate malamente nella nuvola . Trovo Aladino e il genio che gli rovescia addosso montagne d’oro. Per altro rubato. Ecco sor Pampurio … sempre arcicontento e milionario , grazie alla fortuna sfacciata che gli sta sempre appresso. Precipito nei ricordi d’infanzia, quelli legati al Corriere dei piccoli , e ai racconti che la mamma mi leggeva la sera, portandomi a letto. Ali Baba ? Magia, ancora magia. E Peter Pan ??? Dio mio, ma quali messaggi trasmettono quelle storie? Non voglio riaccendere le discussioni di qualche mese fa, quelle stimolate dalle fiabe dei Grimm e di Andersen. Qua siamo a livelli differenti; Harry Potter ha nulla da spartire con Hänsel e Gretel , se non il fatto che sono orfani. Trovo una foto del 2016, scattata a Mantova. Chiudo gli occhi, e cerco di ricordare dove e perché l’ho scattata. Mi torna in mente una bettola dove ci si è fermati a mangiare. Era aprile … parco Sigurtà ? Forse. Una magia anche q
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Visualizzazione dei post da luglio, 2023
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Frangenti Oggi si respira! La brezza tesa ha tolto anche l’umidità lasciata dalla pioggia. Il mare è bianco e rumoroso per i frangenti. Sull’isola di fronte, un chilometro dalla nostra spiaggia, le onde si frantumano lavando gli scogli per qualche metro in altezza. Beata la sabbia, mi vien da dire, anche se io amo gli scogli e ancor di più amo combattere in acqua contro la risacca. Meglio così, oggi, e alla mia età, meglio entrare in acqua lentamente, fingendo sorpresa quando l’onda mi investe bagnandomi un po’ alla volta. Poi mi butto e mi godo il refrigerio sulle spalle e sulla testa ormai arroventate dal sole. Amo questi momenti. Li ho sempre amati. Amo saltare per tenere la testa fuori dall’acqua come facevo da bambino, spingendo coi piedi contro la sabbia, oppure tuffarmi nell’onda quando si alza troppo sopra la testa. Mi piace anche stare steso sull’acqua, braccia e gambe spalancate, e lasciarmi cullare dalle onde, aspettando il vuoto quando sono sul colmo, e comincio
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Destrieri Povero Gattamelata! Non sto seguendo la vicenda del monumento di Donatello; qui in Grecia mi limito ai titoli, e a scuotere la testa. Oggi però me ne ha scritto Francesco, e a me è tornata in mente una faccenda di cinque secoli fa: una flottiglia di galee sottili, ideate per risalire l’Adige quasi in secca invernale, per poi venir calate dal passo di San Giovanni fin nel Garda per combattere, sull’acqua, contro i Visconti e Piccinino, comandante generale dei milanesi. E’ storia e leggenda insieme. Stupì il mondo intero in quegli anni, ed ancora oggi se ne parla, quasi trasformando in favola i fatti drammatici della storia. Ad altri va il merito dell’impresa, ma Gattamelata, generale delle truppe veneziane, l’approvò e vi partecipò senza un attimo di esitazione. Fu ben compensato dalla Dominante, tanto che con parte dei denari ricevuti, gli eredi commissionarono a Donatello la fusione del grande, splendido, monumento equestre. Velenose, come sempre, furono le critic
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Pioggia Stamani pioviggina. Niente mare, abbiamo deciso, andiamo a comperare nuove ciabatte. Buona idea: si va in macchina e così si scopre il paesaggio di questa parte della Grecia, carica di storia. Mi sconcerta il verde dei campi e dei boschi lavati dalla pioggia leggera che ci accompagna. Contrasta con le scene di canicola e di polvere di tante battaglie raccontate dai film visti quando ero ragazzo. Insomma, nella mia fantasia la Grecia è calcinata dal sole! Ed invece sopra di noi le nubi si fanno ancora più nere, cariche di minacce. Cambio ricordo. Sostituisco Ottaviano e Bruto con Argo e Tea, Filippi con le Giudicarie. Mi rivedo coi cani, lungo un sentiero tra pascoli e macigni crollati dal monte, dopo una grigliata nella baita di Lucio ed Ilaria. Pochi chilometri di passeggiata tra gli alberi radi e i pascoli; lì l’auto non si può usare. Anche allora il cielo si faceva sempre più nero, ma avevo voglia di camminare, coi miei cani. Il cielo ha mantenuto la promessa: piogg
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Fantasmi Siamo arrivati quasi a mezzanotte. I bagagli li ha disfatti lei; io ho solo sistemato qualcosa sui ripiani più alti del guardaroba. Finalmente, all’una, ci siamo buttati sul letto. Solo allora ho veduto il soffitto, fatto come quello della stanza dell’anno passato: cemento grezzo, coi segni lasciati dalle tavole di legno dell’armatura. Nella fioca luce dell ’abat jour, ancora una volta mi sono lasciato trascinare nell’allucinante gioco che facevo da bambino: cercare i fantasmi nascosti tra i segni impressi nel cemento. Eccoli lì, a decine, sorridenti, ghignanti, terrifici. Ho spento la luce, ma per un po’ sono rimasto ad occhi sbarrati a fissare nel buio il soffitto. Proprio come facevo settanta anni fa. Bambino come allora. Poi mi ha travolto la stanchezza, ed in un attimo è stata mattina. Franco
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Keramoti Si va a fare i nonni in Grecia. Dio mio! È già passato un anno. Il tempo è volato, anche se quei trecentosessantacinque giorni li sento tutti sulle spalle, e sulle gambe. Magari scriverò qualche riga anche da lì, come fosse il diario di quel che si vede, si fa e si prova. I nipotini sono una fonte inesauribile di sorrisi, e di gioia, e per questo meritano attenzione. Per il resto, come il sole, l’acqua fresca e lucente come il cielo, il paesaggio così diverso dal nostro … si vedrà. Per il momento stiamo discutendo su come sistemare i bagagli, e i documenti. Il solito ambaradan delle partenze, quando si bisticcia perché ci si prepara all’ultimo minuto. Poi ci aspetta l’aereo fino a Thessaloniki e l’auto fino a Keramoti. Salvo imprevisti, ovviamente … ma siamo padovani, un Santo aiuta sempre. A Keramoti, infine, ci aspetta il nostro mare. Coi nipotini. Cosa manca? Ah si … i saluti! Un abbraccio virtuale a tutti voi. Godetevi il mio silenzio! Franco
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Normale Difficile e rischioso entrare nella querelle sui cambiamenti del clima. Le argomentazioni scientifiche quasi sempre non vengono comprese, mentre le valutazioni “ a sentimento ”, che troppo spesso incontrano i favori della gente, non hanno alcuna capacità di chiarire lo stato delle cose. La grandinata che l’altra sera ha colpito molto duramente il Veneto, ed anche il quartiere dove io abito, a Padova, mi ha fatto tornare alla mente un paio di simili episodi. Ero molto piccolo quando scoppiò il finimondo, a Vicenza. La grandine cadde così grossa e così fitta, di sbieco, che frantumò tutto l’intonaco della parete della casa di fronte alla finestra del nostro salotto. Il papà s’era messo le mani nei capelli ed appena gli fu possibile corse a verificare i danni. Ricordo che ispezionò anche il sottotetto, dove trovò che molti coppi erano stati spezzati dai chicchi, “ grossi come mandarini ”, sosteneva. Poi scese in cortile a controllare il muro di casa nostra. Tornò con una mi
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Bugie Devi tenere il segreto con la mamma e con la Gemma. Non devono saperlo! - si raccomandò Carlo. Devo dire una bugia? - gli domandai - No, basta non dirlo. Mica te lo chiederanno … Si capovolse il mondo. Tacere la verità non era come dire una falsità? Mi tornò in mente il prete: i peccati possono essere in parole, in opere ed in omissioni. Ecco la domanda: tacere non è una omissione? Se non me lo chiedono, mica ometto la verità - mi risposi! Risposta esatta! Ero salvo. Quella sera andai a giocare a poker a casa di un amico di Carlo. Si giocava a soldi. Tirai fuori un migliaio di lire dalla mia scorta. Il resto lo mise mie cognato. Persi alla grande, ed ero molto avvilito. Mica ti dobbiamo coccolare - sentenziarono gli amici - devi crescere, fare esperienza, imparare! Così, perdendo, imparai subito, e bene. Però mi restava, in un angolo polveroso della coscienza, un piccolo problema, di cui discussi con mio cognato. Perché mi hai fatto credere che avevi un full quando in mano
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Pigrizia Vengono così, quando meno me le aspetto. Spesso sono idee buffe, o una immagine che a me ricorda qualcosa di una vita fa; a volte è invece una parola capace di trascinarne cento altre così che insieme danno forma ad un racconto. Buona idea, mi dico, poi ci scriverò qualcosa. Quel poi può durare solo due minuti: l’idea se ne è già andata, scomparsa nel nulla. Mi avvilisco. È la vecchiaia, mi giustifico per sentirmi meno in colpa; ed è vero. Perché poi devo sentirmi in colpa? - mi domando - Perché già lo sapevi che te ne saresti scordato - mi rispondo - ma non hai voluto prenderne nota, per ricordarlo al momento giusto. Sorrido. Come sempre ho ragione quando discuto con me stesso: sto invecchiando … oppure sono pigro. Una delle due risposte è corretta; o anche entrambe … Magari poi l’idea torna, inaspettata, e mi piace ancora di più di prima. Quasi sempre viene a braccetto con la pigrizia, così, ancora una volta, faccio nulla per ricordarla. Accrocco . Ecco una paro
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Risparmio Era venuto un signore, forse del Provveditorato, o forse di una banca, a parlarci dell’importanza del risparmio . Frequentavo la seconda o la terza elementare. Disse poche parole, che mi sono rimaste impresse: grazie ai risparmi si possono affrontare le difficoltà improvvise, e impreviste. L’elenco degli imprevisti era lungo, ma ogni bambino avrebbe potuto aggiungerne qualcuno, per sua esperienza. Erano tempi difficili, e grami; anche se nessuno di noi bambini l’aveva conosciuta, la guerra era ancora vicina, e in casa tutti ne avevano fatta esperienza. “… in tempo di guerra …” si esordiva per indicare un grosso problema, o qualcosa che mancava. Poi venne la bidella, con due grandi sporte, e ad ognuno di noi venne donato un salvadanaio di terracotta. Ogni tanto ci mettevo dentro una monetina, ma ogni sera provavo la gioia di agitare quel coccio per sentire il rumore del tesoro che vi si stava accumulando. E poi arrivò anche l’emozione della rottura del salvadanaio col mar
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Vanità Quella foto, che mi ritrae impegnato in un difficile lavoro da idraulico, è simpatica ma è sbagliata! Doveva immortalare la collaborazione perfetta tra un maestro d’arte e il suo apprendista . Ma il mio garzone aveva deciso che era giunto il momento della pausa, pausa crocchette , molto meglio di una pausa caffè, che è roba da umani. S’era dunque messo a riposo, steso comodamente nel posto più fresco della cucina, vicino ad un caro amico. Ormai conosco bene Bart: è un po’ vanitoso e ci tiene molto a mettere in mostra la bellezza dei suoi baffoni. Sono dunque quasi sicuro che in quel momento di pausa si sia messo in posa, e abbia scelto la giusta angolatura del muso davanti al fotografo, e al suo obiettivo. Guardatelo qua, in quest’altra immagine … e giudicate voi, senza farvi condizionare. È seduto in poltrona. La mia poltrona. Quella preferita, in pelle. Ha lo stesso colore del suo mantello, miele carico, come il miele di castagno, anche se sul muso Bart s’è fatto
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Sorpresa Non è molto conosciuto. Almeno a me era del tutto ignoto. È un pittore veneziano, nato a metà dell’ottocento e mancato al tempo della Grande Guerra. L’ho trovato per caso, grazie alla foto di un suo dipinto riportata su di una vecchia rivista. Mi sono precipitato a cercare sue notizie in rete. Non molte, in verità, e non sempre lusinghiere, ma in compenso ho potuto ammirare una grande quantità di opere sue: paesaggi, alcuni di montagna, del Grappa e del Primiero, la maggior parte di laguna. Mi ci sono perduto dentro, stregato dalla luce brillante del cielo dopo una burrasca, oppure stretto dall’ansia del crepuscolo, specie quando il cielo si copre di nuvole minacciose. In ogni suo dipinto ho avvertito l’umanità: c’è il senso della fatica che viene dal lavoro che non termina mai, dalla vita consumata nella povertà, con le giornate spese con le vacche sui pascoli, o con le reti, e le vele, sul mare. Come vorrei studiare e ammirare da vicino i quadri di Guglielmo Ci