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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023
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  Orgoglio Tre giugno. Lezione sul campo in uno degli ultimi anni del mio insegnamento. Traditi dal tempo: una nevicata improvvisa a duemiladuecento metri di quota. Abbiamo dovuto spingere a mano il pulmino che ci aveva portati fin lassù: lo abbiamo girato in modo che potesse poi riportarci in valle alla fine della nostra esercitazione.   Si doveva arrivare fino a duemilacinquecento. Furono ore difficili, davvero: nessuno era veramente preparato per il gelo di quel giorno, e nemmeno era attrezzato per affrontare la neve su quei sentieri, sul granito di Cornisello lisciato dal ghiaccio di migliaia d’anni fa.   Ricordo l’entusiasmo dei ragazzi, e la loro voglia di mettersi alla prova.   Però, poter osservare un posto magico come quello, alla base degli spalti possenti dell’Adamello, dove si potevano toccare i primi lembi di ghiacciaio … volete mettere?   Non si poteva sprecare un’occasione così ghiotta di poterlo raccontare ai compagni che non erano saliti con loro fin lassù.   Ecco il m
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  Libertà Il bosco è magico d’inverno, quando la neve copre ogni cosa e camminare diventa difficile e faticoso.   Ho il ricordo di una passeggiata nel bosco innevato: io, Tea ed Argo … e un metro di neve. Avevo scattato alcune foto, dalle quali si vedeva l’entusiasmo dei due cani che a poco a poco si spegneva, fiaccato dal muro di neve davanti a loro e dai fiocchi che cadevano fitti, senza sosta.   Ho cercato a lungo quelle foto … ma il mio disordine mi ha punito.   Ho trovato queste, in cui di neve, nel bosco, ce n’è proprio poca.   Però si vede l’entusiasmo dei miei due amici, che hanno il bosco tutto per loro. Sono felice anch’io, perché c’è silenzio, ho un mondo nuovo da scoprire, anche se sento il cuore che batte forte per la fatica di posare i piedi a terra senza scivolare.   Allora, però, anche il mio cuore poteva correre senza problema. Tea e Argo si godono la libertà. Non passa di certo qualche addetto del Servizio Forestale pronto a bloccarli: durante le feste, col freddo e c
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Beagle Me l’aveva data in mano passandola sopra il cancello di casa. Verrò a controllare se la tratta bene! - Mi aveva minacciato il ragazzo, che dapprima voleva vendere il suo cucciolo di Beagle , ma che poi si era accontentato di dare alla cagnolina una casa accogliente e un padrone affettuoso. Si chiama Tea - aveva continuato - il suo nome lo conosce già, meglio non cambiarlo …   Rimase subito soddisfatto da come Argo, il nostro cucciolo di setter , aveva accolto la sua Tea: due minuti di annusate ed altrettanti di leccatine. Poi via di corsa, abbaiando, per il giardino, e non si capiva se fosse Argo a fare la guida turistica, oppure fosse lei che infrangeva le regole più elementari dell’ospitalità: già padrona di tutto! Insomma, Argo, dotato di perfetto aplomb inglese, si stava cimentando in una impresa disperata: insegnare il giusto comportamento al nuovo arrivato!   A tavola Tea dimostrò di non avere neanche un po’ d’educazione: dapprima si buttò con voracità sulla ciotola di Ar
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  La Tradotta Riordinando le librerie abbiamo ritrovato il vecchio volume de La Tradotta .   È composto da una trentina di fascicoli, che riproducono il giornale settimanale della Terza Armata , impegnata nelle Battaglie del Piave durante l’ultimo anno della Grande Guerra. Il giornale ha uno stile singolare per quei tempi: sembra quasi un fumetto. Incuriosito, ho cercato in internet qualche informazione su quel foglio, a partire dalla storia dei fumetti. Le strisce , o cartoon , furono inventate negli USA alla fine dell’ottocento, e sul principio non ebbero molto successo: vennero giudicate un sistema di comunicazione poco colto, troppo progressista e trasgressivo per quell’epoca. In Italia il fumetto cominciò a diffondersi nel 1908 col Corriere dei Piccol i. E fu subito un successo.   De La Tradotta quasi non si tratta, in internet . Eppure era un giornale ricco di strisce e di disegni col sapore diretto e spigliato tipico dei fumetti. Era stato concepito come settimanale, da distri
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  Indivia Il messaggio arriva alle sei e mezzo del mattino.   Ci si allarma. Chi sarà? Ci sarà qualche problema? Chiede lei nel buio.   Io non ho voglia di guardare il cellulare. È Google che mi offre una elaborazione artistica delle mie foto … dai, lo fa ogni giorno, a quest’ora, rispondo. Così torna la tranquillità. Invece era un messaggio di Michele. Mi ha scritto: ti mando anch’io un post , dal mio orto. A colazione, leggendo queste parole, mi torna in mente la bugia di comodo sparata al buio di questa mattina. L’aria è fresca, quasi pungente, la prima volta in questo autunno strampalato, ma l’aver detto una bugia, e il rischio d’essere scoperto, mi mettono a disagio, come fossi in pigiama in mezzo al prato. Se ne accorgerà? Mi chiedo. Poi osservo la foto allegata al messaggio. È un trionfo di colori … anzi, quasi si avverte il profumo di tutto quel ben di dio immortalato con lo scatto. Studio il raccolto di Michele … pomodori, fagioli e fagiolini, zucchine, grandi e piccole, seda
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Fantasmi Come fai a ricordare tutte ‘ste cose? Io ho perso la memoria della mia infanzia … Me lo dicono in molti, coetanei od anche più giovani di me. Dovrei sentirmi lusingato per il mare di ricordi che mi occupa la mente, e il cuore.  A pensarci bene, come già ho scritto da qualche parte, i ricordi sono come le ciliegie: ne metti a fuoco uno e subito ti accorgi che è legato a due o tre altri … e via di questo passo. Bisogna però annotarli da qualche parte, altrimenti diventano fantasmi di ciliegia, e sfumano, svaniscono, e non si recuperano più. Spesso mi accorgo che si tratta di ricordi “ frammentati ”; qua e là ne manca un pezzetto, un particolare che sento importante, una nota di colore, o un lampo di luce che lo renderebbero completo, affascinante, quasi avvolgente, per me e per chi ha la pazienza di leggermi. Allora mi rendo conto di un particolare terribile! Prendere consapevolezza che ormai c’è quasi più nessuno che mi possa aiutare a scavare nel passato più lontano alla ricer
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  Solitudine Ho amato la solitudine. Quella fatta di silenzio, di orizzonti lontani, di cielo che si confonde col mare, o coi boschi, ma anche di nuvole che corrono, o che si accumulano sopra la testa, anche di quelle che portano il profumo di una pioggia imminente. Spesso, salendo per lavoro in montagna, poggiavo a terra lo zaino e mi sedevo a guardare lontano, ascoltando i sussurri della vita tutto intorno. Il tempo correva, ma mi sembrava che il mondo fosse immobile, messo lì proprio per me, perché osservassi ogni cosa gustando le emozioni che ogni scoperta mi donava. Poche volte ho provato smarrimento per il senso di solitudine che mi cadeva addosso. Forse era la paura per un accidente improvviso, e imprevisto.   Mai da soli in foresta, o sui torrenti - raccomandavo ai miei studenti - portate sempre un compagno con voi … non si sa mai. Ero però il primo a disattendere questa banale indicazione di buon senso. Mi ha sempre turbato, invece, la solitudine che non avevo modo di controll
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Calcina Cercavamo riparo dal sole di mezzogiorno; ma a luglio non c’è ombra, ad Ostuni.   La città è candida di case coi muri tirati a calce . Così il cielo sembra ancora più blu, ma il sole, a picco, moltiplica la sua potenza grazie al riverbero sulle facciate.   Ecco da dove viene calcinare - ho sospirato arrancando lungo la strada assolata - ci troveranno stanotte, stesi e calcinati !   Ci ha salvati la bottega, fresca e invitante, di un ceramista. Era un uomo anziano che lavorava la creta con un tornio mosso a pedale. Una sua figliola modellava statuette su un bancone addossato al muro, ed una seconda ragazza decorava gli oggetti già asciutti usando una serie di pennelli, grossi e sottili, divisi per colore.   Il resto della bottega conteneva una incredibile esposizione d’arte, dai fischietti dell’amore , alle bugie , dalle improbabili lucerne ad olio, alle stupende stoviglie di Puglia: piatti, vassoi, caraffe e tazze d’ogni tipo e dimensione. Li avrei acquistati tutti, tanto mi
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  Bambi Si camminava lenti attraversando il bosco che si faceva via via più rado salendo in quota. Fu un colpo di fortuna, anzi, di magia, come una scena disegnata da Walt Disney. Un cerbiatto brucava tranquillo ai margini del sentiero, incurante del rumore dei nostri passi e delle nostre parole.   Mi fermai, facendo segno agli amici d’aspettare, in silenzio.   Lentamente tolsi lo zaino dalle spalle, liberai la macchina fotografica dalla custodia, la caricai e presi a scattare foto, una dietro l’altra, forse una quindicina.   Il cerbiatto stava lì, indifferente per gli umani che assistevano al suo pasto. Io nemmeno respiravo, per non alterare quel tempo sospeso.   Uno scatto, particolarmente fortunato, lo immortalò con un fiore in bocca, un fiore giallo, forse un tarassaco, oppure un’arnica. Provai una gioia immensa. Sentii bisbigliare dietro di me: che spettacolo … guarda … è Bambi!   Bambi si girò e in due balzi scomparve tra gli alberi e i cespugli. Finalmente potei respirare! Rimis
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Neve La foto l’ha trovata lei tra i libri che conserva nella sua stanzetta da cucito. Un tuffo nel passato, davvero. C’è scarabocchiata la data: uno dei primi giorni di luglio del 1963; finita da poco la prima liceo. Per qualche anno le vacanze d’estate le ho godute a Cortina, con Dario, mio cugino. Avevamo deciso che quel giorno saremmo saliti al rifugio Cantore, sulle Tofane. Per risparmiare sul nostro misero budget decidemmo di non prendere il pullman diretto al passo Falzarego. Un paio d’ore di camminata in più non spaventavano nessuno; e poi, così, eravamo liberi di non usare la sveglia … caspita, in vacanza si può! Trovammo degli operai che stavano sistemando il sentiero là dove un cartello indicava la via per il rifugio Cantore e la forcella Fontananegra, tra la Tofana di Mezzo e la Tofana di Rozes. C’è molta neve - ci dissero - non ci arrivate di sicuro al rifugio. Facemmo spallucce; noi ci proviamo …   rispondemmo salutando. Quando fummo in vista del nostro obiettivo, sentimm
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  Carta   Che gioia! Non abbiamo ancora finito, ma siamo a buon punto. Uso il plurale … siamo in due ad affrontare il problema e a discutere su quale sia la migliore soluzione.   Vale a dire: trovare il posto ottimale per i miei libri, ordinandoli negli scaffali che mi sono stati riservati in casa. C’è di tutto: arte e artigianato, zoologia, botanica e foreste, ecologia, aria, suolo ed acqua, paesaggio e montagna, fisica e matematica, romanzi, racconti, fotografia, architettura ed urbanistica, storia … da impazzire! Non si intravvedono soluzioni semplici. Quando ci si avvicina all’obiettivo, ci si rende conto che si ha anche da combattere con lo spazio: il libro è incomprimìbile , e le librerie non ne possono accogliere più di tanti.   Dopo un paio di schermaglie contro la fisica e la logica, ci si convince che bisogna cambiare il criterio di sistemazione e si ricomincia daccapo. È rispuntata anche Marie Kondo, la folle teorica del riordino, che mi ha domandato: li leggerai ancora? C