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Visualizzazione dei post da dicembre, 2022
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  Chapeau Abbiamo camminato a lungo in un parco vicino a casa di Fabio. Ci vanno a giocare i bambini; d’inverno si divertono con le slitte, scendendo lungo un pendio innevato che sembra non finire mai. Siamo usciti di casa all’imbrunire, ed il giardino l’ho veduto che era già notte, nel buio che solo i luoghi deserti sanno creare: profondo, un po’ inquietante. In realtà il buio lo ricreava la mia mente, perché la neve brillava della luce dorata di qualche lampione messo ad arte ad indicare i sentieri. Cadeva una neve sottile e fitta fitta, ed intorno ai lampioni anche l’aria era lucente: magia di una sera speciale d’inverno.  Seguivo le orme di Fabio, guardando a terra timoroso di scivolare.  S’è fatto scuro di colpo. Mi sono ritrovato in un bosco. Anche qui di alberi immensi.  Sono aceri anche questi, ovviamente, mi ha detto Fabio intuendo il mio pensiero. Ho tentato qualche foto, ma il risultato è stato penoso. Ne ho ripetute molte nel tentativo di portare a casa il ricordo del
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  Fuorilegge C’è parecchia neve fresca. Oddio, saranno dieci centimetri più di ieri, ma per quell’esserino sono come due metri per noi!  No, ricominciamo daccapo … A casa sono solo: tutti gli altri sono andati a far compere in città.  Son contento d’essere solo: c’è silenzio, posso leggere e posso rileggere i miei appunti.  Qualcosa si muove, in giardino. È lo scoiattolo di ieri, uno dei due che ci guardavano dalla finestra. È in mezzo alla neve. Si guarda intorno. Penso che non riconosca il paesaggio, ma subito dopo capisco la mia cavolata; quella è casa sua, di sicuro ne conosce ogni cantone. Poi si tuffa, letteralmente, nella neve fresca. Resta fuori solo la coda, grigia con due vistose righe bianche laterali. Torna fuori con la testa, forse per controllare la situazione. Sembra che mi guardi ... io sto immobile. Si rituffa e due secondi dopo torna fuori. Stavolta non mi guarda, ma con le zampine si pulisce i baffi e le orecchie, bianchi di neve.  Va avanti così per qualch
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  Bosco I miei appunti possono servire per giorni e giorni di racconti. Finirò col fare confusione  col calendario e, soprattutto, non manterrò la promessa: in Canada solo giochi coi nipotini! Però … però è piacevole condividere le esperienze, come quella vissuta con Fabio e Alex, nel parco che sta sulla cima del monte, sopra Westmount.  È una foresta fitta di alberi a volte vecchissimi, ed enormi.  Tra questi alberi mi muovo con rispetto, affondando nella neve, a volte seguendo le tracce lasciate da qualcuno che mi ha preceduto, altre volte aprendo la mia pista, con la neve che scrocchia sotto i piedi. Ci sono solo le nostre voci a spezzare il silenzio, che è fatto anche dal fruscio dei fiocchi sui giacconi.  Solo ogni tanto avverto il rumore di altri passi: qualcuno sta portando a spasso il cane; il parco è destinato ai cani, mi dice Fabio. In quel momento tre o quattro Huskies silenziosi ci sono corsi incontro, ci hanno annusato le scarpe e le mani, e se ne sono volati via ri
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  Gatto e topo Le finestre della sala da pranzo si affacciano sul giardino. Seduto a tavola vedo fiocchi di neve turbinare tra i rami di un acero. Guarda! Esclama Fabio. Allora vedo un fremito rosso, poi un altro e poi ancora il volo di un altro uccelletto color castagna, con qualche piuma rossa sul capo. Nel turbine di neve c’è un turbine d’ali colorate. Cardinali , spiega Fabio, maschi rosso porpora e femmine colore delle nocciole. Gli uccellini passano senza posa dall’albero allo steccato che delimita il giardino.  Sono schivi, difficile vederli, continua Fabio. Oggi però non hanno alcun timore di noi, sembra quasi che vogliano essere invitati a pranzo. Guardano attraverso la finestra; sembrano dirci che c’è posto anche per loro. Volano via. Qualcosa deve aver disturbato i Cardinali . Ecco cos’è stato … due scoiattoli grigi, grande coda vaporosa, pelo gonfio per combattere il freddo, corrono sullo steccato. Uno dei due scende nel prato innevato del vicino; il secondo rimane i
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  Spettacoli Che spettacolo! Fabio ci ha portati a vedere Le Cirque du Soleil . Per arrivarci abbiamo attraversato la città in metropolitana, con stazioni che a volte sembrano piazze, fino ad arrivare al grande stadio del ghiaccio in cui è stata installata la struttura del Circo.  Fuori infuriava il Blizzard. Dentro, cioè sottoterra, si stava benissimo, alla giusta temperatura. Il teatro ricavato nello stadio è indescrivibile, immenso, capace di almeno quattromila posti sistemati da una parte e dall’altra della pista. Mi hanno detto che lo stadio ne può accogliere più di ventimila.  Non provo a descrivere lo spettacolo, che non ha nulla a che vedere con quelli dei circhi che  un paio di volte ho veduto da bambino. Sembra infatti uno spettacolo teatrale, fatto di recitazione e di parti musicali, come nei musicals americani rappresentati a Broadway. Spesso gli artisti si esprimono in italiano, ed italiano è il titolo dello spettacolo: Corteo. Altre volte recitano e cantano in spagn
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  Ghiaccio Sono fortunato! Montreal mi sta mostrando tutte le sue facce. Dopo la neve della notte e la pioggia del mattino, ora le strade sono percorse da un vento gelido, che pare venire direttamente dal polo. La temperatura è precipitata a meno quindici, e i marciapiedi si sono trasformati in lastre di ghiaccio.  Con grande piacere sperimento guanti e scarpe, ma alzo anche il cappuccio del giaccone, che mi ha regalato Francesco un anno fa. Splendido anche quello, non lascia passare un soffio d’aria, nonostante il vento sia così teso da rendere difficile camminarci contro, o di traverso.  Arriviamo allo stadio del ghiaccio di Notre Dame de Grace, acronimo NDG, come il logo che i miei nipotini portano con orgoglio sul berretto della loro squadra, di hockey, ovviamente, non di calcio. Sarebbe stato più appropriato riportare sul cartello un nome diverso: Notre Dame de Glace, più aderente al meteo di oggi. Ghiaccio dentro, ma soprattutto ghiaccio fuori, trasparente, invisibile, insi
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Impressioni   4 È nevicato tutta la notte, poi si è alzata la temperatura, e ora piove. La neve che imbiancava le strade si è trasformata in una poltiglia grigiastra: una vera tristezza, che rende difficile camminare senza bagnarsi le scarpe. Meglio non indossare quelle che mi sono portato da Padova: devo comperarmi qualcosa di adatto a questo clima e a queste condizioni delle strade. Ci vogliono scarpe canadesi, impermeabili di fuori e con più strati di materiale termoisolante all’interno. Insomma, più o meno come i guanti … adatte per andare a spasso con trenta gradi sotto lo zero. Si va in auto. Il navigatore della macchina di Fabio mi mostrava gli svincoli delle autostrade che portano in città. Mi è sembrato di essere la comparsa di un film americano, uno di quelli con corse pazze di criminali inseguiti da poliziotti lungo strade a scorrimento veloce: quattro corsie, incroci su più livelli, quadrifogli che, con un’immagine colorita,  compongono mazzi di fiori.  Sono rimasto sbalord
Natale Che sia un giorno sereno e caldo di affetti. Franco
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Impressioni 3 Per prima cosa Fabio mi ha portato in un magazzino di articoli sportivi. Reparto montagna, settore guanti.  Da meno dodici a meno trenta; si è accontentato. La salita all’Everest o la traversata del pack non rientravano nel suo programma di passeggiate intorno a casa.  Ora non mi gelerò le mani, nemmeno se volessi spalare la neve durante la notte più gelida dell’anno. Domani, forse, sarà il turno delle scarpe; prenderò quelle che usano in Quebec quando c’è neve, cioè sempre, durante l’inverno. Le scarpe non si devono bagnare quando affondano nella neve, e devono mantenere in ogni circostanza il piede caldo. Lo diceva anche la nonna: se il piede sta bene, allora sta bene tutto il corpo … Ne sa qualcosa Pinocchio. Mastro Geppetto, ha dovuto rifargli le gambe finite in cenere perché il burattino si scaldava i piedi sul caminetto.  Tutto il resto ce l’ho: spero di aver anche voglia d’affrontare il freddo, ma per tutto l’oro del mondo non rinuncerei all’opportunità di scoprir
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  Impressioni 2 Leggo i miei appunti di viaggio. Non dicono molto: non accade nulla in un aereo se i motori fanno il loro dovere e se non ci sono strani passeggeri dall’aspetto inquietante. L’unica apprensione mi è venuta dalle parole del cardiologo: non stia fermo per le otto ore del volo … si muova, tenga attivi gambe e cuore.  Tutto il resto è stato quasi noioso. I dati sul volo comparivano su di uno schermo sistemato proprio davanti a me: ogni cinque minuti comparivano informazioni aggiornate, come: 11200 metri di quota, velocità al suolo 960 km/h, distanza dal punto d’arrivo …, ora all’arrivo. Poi ci informavano sullo stato del cielo, sulla temperatura a Montreal, sulle previsioni del tempo per il giorno dopo …   Ci si stufa a leggere e rileggere le stesse cose, con pochi cambiamenti. Così ho guardato un film sul tablet collegato alla poltrona, un film d’azione che avevo già visto molti anni fa. Lei ha preferito una commedia in costume anni ‘20. Ci hanno servito la cena; non m
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  Impressioni Guardando dal finestrino, dalla mia una parte vedo un mare di nuvole candide come fiocchi di cotone che copre la pianura. Siamo nel sole, a diecimila metri d’altitudine. Chi sta sotto le nuvole è già al buio, quello dei pomeriggi veneti dell’inverno. I miei vicini di casa staranno pensando che le giornate si sono fatte proprio corte, cupe, e uggiose.  I finestrini dall’altra parte della carlinga si aprono sul bianco delle Dolomiti cariche di neve. Dovrei conoscerli bene, ma da quassù non riesco a distinguere i gruppi di montagne, nemmeno quelli più noti e spettacolari … sono troppo lontani, e il finestrino, troppo piccolo, mi impedisce di abbracciare il panorama così come vorrei.  Voliamo verso Parigi; abbiamo da recuperare un po’ di ritardo, ma non ci sono problemi per la coincidenza. Me lo ha assicurato una gentilissima signora in divisa Airfrance. Le voglio credere per sentirmi tranquillo. Domani è il giorno più corto dell’anno, sento affermare dietro di me, eppure gua
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  Volo via Stiamo chiudendo i bagagli e ci prepariamo a partire.   Siamo molto assorbiti dall’idea del viaggio, che pure attendevamo con gioia perché ci condurrà da nostro figlio e dalla sua famiglia.   Sono emozionato: ho un nutrito programma di giochi da affrontare coi due piccolini, che saranno del tutto diversi da come li ho lasciati questa estate, in Grecia. Là nuotavano come pesci; a Montreal giocano ad hockey, e maneggiano con maestria disco e bastone. Vietato contrariali!   Ogni giorno leggo le previsioni del tempo: là è cominciato il vero inverno, con temperature che s’avvicinano a -20. C’è già la neve; Fabio s’è dotato di uno spazzaneve elettrico per liberare senza troppa fatica la piazzola di sosta dell’auto. Non avrà più bisogno di aiuto; mi piaceva l’idea … adoro la neve, anche quella da spalare. Fa freddo, d’accordo, ma là non si patisce dell’umidità padana; si sta bene, come quando si è in montagna.   Mi preoccupa di più la lunghezza del volo: sette od otto ore sono tant
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  Forcola È un’arte davvero millenaria. Chi affitta per pochi minuti una barchetta, al lago o al mare, sistema i remi sugli scalmi di ferro, si siede sul banco, schiena opposta alla direzione di marcia, e tira i remi verso il petto.   Ogni tanto controlla la sua direzione, a meno che non ci sia qualcun altro a guidarlo. In laguna non si fa così. Lì, dove le insidie sono ovunque e bisogna essere prontissimi e millimetrici per evitarle, si rema alla veneziana.   In piedi, viso alla prua, il remo sistemato su di una forcola che di scalmi ne offre più d’uno. In laguna il remo può assumere fino ad otto posizioni di spinta; le forcole più elaborate le consentono tutte.   Non tutti i legni vanno bene per scolpire una forcola. Alla fine ne sono restati solo tre: il noce, il pero e il ciliegio. Duri abbastanza per resistere allo sforzo, resistenti all’umidità e all’aria salsa della laguna. In più, sono i legni che meno consumano i remi con l’attrito.   Difficile, oggi, trovare fusti grossi a su
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Veri veneziani C’era un vecchietto che lavorava il vetro. Teneva bottega a Padova, in una viuzza nascosta del centro storico. Così coltivo il mio hobby , ci disse in veneziano mentre lisciava con la mola a zaffiro un vecchio bicchiere Il suo hobby era il lavoro che sempre aveva fatto, a Murano: molare e incidere il vetro.   El vero , in veneziano.   Lo faceva a modo suo, recuperando nei mercatini e nelle cantine i pezzi di antichi vetri spezzati e messi da parte prima d’essere gettati in discarica; lui li sistemava con la sua arte.   C’è la storia, qua dentro , diceva, se non lo capisci, e non la recuperi, è perduta per sempre .   Così, dai bracci spezzati di un lampadario, in un attimo, sotto i nostri occhi, sapeva ricavare un servizio di bicchieri da rosolio, proprio come quelli di una volta , considerò sorridendo.   Ridava la vita al passato. Lo faceva usando la fantasia, l’ingegno e la montagna di mestiere che aveva scalato durante la sua attività, in laguna. Veri vene’siani , sil
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Casa d’arte La stanza da letto ce la aveva regalata sua mamma. La cucina la mia. I fratelli la lavatrice. Avevamo tutto l’indispensabile per affrontare da soli la nostra vita. Scoprimmo che ci mancava lo stendino. Spazio ce n’era, e lo sistemammo in salotto . Un collega volle venire a vedere la nostra nuova casa. Le cassette della frutta, quelle di legno robusto, servirono come tavolini per poggiare le tazzine del caffè. Poi notammo un vuoto alle pareti. Ci mancava l’arte! Quante sere passammo, stanchi per il giorno di lavoro, a disegnare e a dipingere qualcosa. Carta, righelli e pennarelli: come a scuola. Ma quei nostri quadri li teniamo ancora! E sono i più belli! Franco    
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Viaggio Pochi giorni ancora, poi volerò in Canada.   Gli anni che ho sulle spalle mi regalano ansia a piene mani. Che stupido! È tutto organizzato in modo perfetto … tutti i documenti sono lì, allineati sul tavolo per poterli controllare ogni giorno. Abbiamo steso anche l’elenco degli abiti da portarci a Montreal: Amundsen era meno coperto di noi quando si avventurò in slitta sul pack. Abbiamo il biglietto, e dunque il posto è fissato in aereo. Eppure, eppure qualcosa potrebbe andare storto. Quanto ci si sta ad andare dal terminal 2F al terminal 2E? Abbiamo un’ora e mezza di tempo per passare dall’uno all’altro. Non riesco a capire se vi sia un servizio di navetta; l’aeroporto è immenso, a Parigi dove si fa scalo per salire sull’aereo che volerà sull’oceano.   Ecco l’incubo. Non mi assale di giorno, ma di notte, quando nel buio si accendono le luci della mante, un po’ vecchia, un po’ sgangherata.   Nella mia fantasia va tutto storto. Invece che a Parigi mi portano a Francoforte … cosa